Tradizioni
Le tradizioni di Sinagra sono soprattutto a carattere religioso e ruotano attorno alle celebrazioni del patrono San Leone.
Il Santo nacque a Ravenna fra il 710 e il 725 e morì a Catania il 20 febbraio del 785.
Passò la sua giovinezza in Calabria sotto la guida del Santo Vescovo Cirillo e da questi venne ordinato sacerdote.
Morto Sebino, capo della diocesi catanese, gli abitanti della città etnea, dopo tre giorni di digiuno, proclamarono Leone loro Vescovo.
Fu strenuo difensore della fede contro l’idolatria imperante e, secondo le tradizioni, compì svariati miracoli per i quali ottenne l’appellativo di Taumaturgo.
Leone effettuò numerose visite pastorali, durante le quali probabili soste furono Rometta, Longi e Sinagra, cittadine ancora oggi profondamente devote al Santo ravennate.
A Sinagra, in particolare, si tramanda che Egli visse in una grotta nel Vallone D’orecchia sulla quale è stata in seguito costruita una piccola chiesa.
Lungo l’antico e abbandonato sentiero che un tempo metteva in collegamento tale località col paese si sarebbe svolto l’incontro tra San Leone e il Diavolo.
Secondo la leggenda, Satana fu scacciato da Leone incidendo su una pietra una croce tutt’oggi visibile; nel 1450 circa, venne proclamato Patrono di Sinagra.
La festività principale ricorre l’otto maggio; dopo la messa nella Chiesa Madre, la statua del Santo viene portata in processione fino a giungere alla Chiesa del Convento.
Subito dopo pranzo, viene celebrata una nuova funzione religiosa al termine della quale il simulacro viene nuovamente portato in processione per le vie del Paese, rientrando in Chiesa Madre solo a sera.
Il momento più emozionante si ha quando San Leone attraversa di corsa la discesa di via Vittorio Veneto accompagnato dalla folla dei fedeli.
Altro appuntamento irrinunciabile è costituito dalla festività della sera di Pasqua durante la quale si svolge la fiaccolata molto suggestiva in occasione del rientro della statua dalla chiesetta di campagna alla Chiesa Madre, con la spettacolare corsa sul ponte, tra due ali di fuochi pirotecnici.
La prima domenica di novembre si svolge il percorso inverso: il simulacro, dopo la funzione religiosa, viene portato dalla Chiesa Madre alla Chiesa omonima del Santo.
Il 20 febbraio, una lunga processione di fedeli accompagna la reliquia di San Leone fino alla chiesetta di campagna, dove viene celebrata la Santa Messa.
La Commissione per l’iscrizione dei Beni Culturali Demoetnoantropologici istituita dall’Assessorato dei Beni Culturali ed Ambientali ha deliberato l’iscrizione della Festa di San Leone di Sinagra, proposta da questa associazione, nel libro delle celebrazioni del registro delle eredità immateriali.
Alle tradizionali feste religiose vanno aggiunte le numerose sagre e un programma ricco di manifestazioni che spaziano dal teatro alla musica, al folklore, alla cultura, agli eventi sportivi, che vivacizzano il paese.
Foto di: Rossana Faranda
Straordinario archivio di tradizioni e valori: ecco la religiosità popolare
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Quando si parla di Religiosità popolare, il pensiero corre ai Santi Patroni, maggiori e minori; alle loro Feste, alle Processioni, al grande turbinio e clamore della Piazza, con suoni, leccornie, cibo e buon bere. Un insieme che, di fatto, unisce la Fede e la Devozione con il divertimento dei fedeli, che chiamano affettuosamente i loro Santi ad intermediari sacri, per impetrare protezione, benessere, salvezza dell’anima, ma, anche, sul raccolto, sugli armenti, la famiglia, la persona, la salute.
La Festa, la Banda, la Processione che percorre le vie con i suoi simulacri, trasformano l’intero paese in Ecclesia e l’Evento raccoglie le specificità di usi e costumi del Territorio: cerimonie e abitudini; alimenti e dolci rituali. Dunque un patrimonio culturale che la religiosità popolare tramanda con la forza di una memoria condivisa e con la precisa indicazione di un senso comune per ciò che ci appartiene e deve essere trasferito alle nuove generazioni e da queste custodito nel suo valore reale e simbolico.
Nel 2017 Sinagra ha celebrato, con orgogliosa partecipazione, i 500 anni della sua Chiesa Madre; quella più importante di tutte; quella che maternamente accoglie. In quell’occasione la memoria, non a caso, è andata all’alluvione del 1827, allo sgomento della Comunità di fronte al timore di non potersi più ritrovare nel cuore dei suoi Luoghi Sacri; oltre che alla Matrice, nelle altre Chiese, sotto la protezione di Sant’Alberto, Santa Caterina, San Luca, San Teodoro etc..
Sant’Alberto, ad esempio, proteggeva l’importante Fiera di agosto in cui, in due giorni, si poteva commerciare, scambiare, approvvigionarsi, divertirsi e fare festa, senza dimenticare di prendere per sé, quell’acqua benedetta, che nel contenitore posto ai suoi piedi, nella Chiesa dell’Addolorata, rappresentava il tramite attraverso cui ognuno poteva farsi benedicente per la sua casa e per la sua persona. E se è vero che Sant’Alberto ormai non esce più perché la sua Fiera è cessata di esistere, travolta dalla modernità di un consumismo a portata di mano; è chiaro che non è venuta meno, né la sua devozione, né la sua potenzialità taumaturgica.
A Sinagra, in questo senso, parlano il Paesaggio, l’Ambiente, i Santi Custodi, la Chiesa Madre, i Luoghi Sacri, il Castello, il Palazzo Salleo e tutto quanto è appartenuto alla memoria più antica e più recente di questo Paese, ridente e fiorito che con il suo Calendario sembra voglia inseguire esemplarmente il tempo. Uno strumento messo a disposizione dalla Pro-Loco nella sua attività prorompente e travolgente; in particolare a disposizione dei giovani sinagresi, eredi della loro cultura, e così per renderli consapevoli custodi dei lasciti culturali, i quali, se non adeguatamente protetti, non vanno in automatica eredità.
Il più importante rappresentante del valore delle tradizioni a carattere religioso di Sinagra è “Santu Liu”, il Patrono San Leone, eremita in una grotta, che nella Festa di Pasqua rinsalda le sue radici con il Territorio, ricordando nella sua legenda agiografia il nucleo iniziale di un attaccamento al Paese, scelto come luogo di elezione, dopo aver sbaragliato il tentativo di furto delle sue Spoglie da parte dei “terribili” Catanesi.
La Festa di San Leone che avviene come spesso accade per i Patroni popolarmente scelti non nel Dies Natalis del 20 febbraio, ma nella spettacolare Processione di Pasqua e di Pasquetta, richiama ogni anno una infinità di devoti. Essa, prevede la cosiddetta “annacata” cioè a dire quell’andare lento avanti e indietro, che serve a rendere sacro il tracciato, dove passa il Fercolo; e prevede la corsa, sul ponte situato all’ingresso del Paese che simbolicamente lo abbraccia fino al suo limite. Un correre continuo che coinvolge tutti, lungo un percorso, ormai sacro che ha un fortissimo valore simbolico di riappropriazione e di appartenenza.
Tant’è che è impossibile rinunciarvi! e per potervi tenere fede, i Sinagresi, sono anche disponibili a spostare la “Pasquetta”: dal Lunedì al Martedì, rinviando, quindi, al giorno dopo il cosiddetto “Lunedì di Pasqua”, cioè a dire quel sano e copioso festeggiamento alimentare che serve a celebrare la rinnovata fecondità e prosperità della Terra; modalità che propone laicamente ciò che la Pasqua di Resurrezione religiosamente richiama.
Prof.ssa Annamaria Amitrano
Ordinario di Etnostoria
Università degli Studi di Palermo
San Leone Vescovo Esempio e modello di vita per le tutte le generazioni ecco il Santo Esorcista
A Sinagra la vita e il magistero di San Leone Vescovo, chiamato il Taumaturgo è sempre tangibile. Santu Liu è presente, sempre e bene ha fatto la Pro Loco e il suo presidente Enza Mola a propiziare, grazie all’intervento di studiosi ed esperti del settore, l’inserimento dei festeggiamenti nel particolare registro delle eredità immateriali della Regione Sicilia.
San Leone nacque a Ravenna fra il 710 e il 725 e morì a Catania il 20 febbraio del 785. Passò la sua
giovinezza in Calabria sotto la guida del santo vescovo Cirillo e da questi venne ordinato sacerdote.
Morto Sebino, capo della diocesi catanese, gli abitanti della città etnea, dopo tre giorni di digiuno,
proclamarono Leone loro vescovo.
Fu strenuo difensore della fede contro l’idolatria imperante e, secondo la tradizione, compì svariati
miracoli per i quali ottenne l’appellativo di Taumaturgo. La sua figura è legata principalmente alla
leggenda del necromante-apostata Eliodoro, il quale, non essendo riuscito a diventare vescovo di
Catania, disturbava le funzioni sacre con varie magie. Si narra che Leone convocati i fedeli nei
pressi delle Terme Achilliane, dinanzi alla cappelletta eretta in onore di Maria Vergine, celebrò nel
778 una solenne messa propiziatoria. Tra la folla vi era anche Eliodoro che non mancò di
disturbarla con le sue nefande arti. Terminata la funzione, però, Leone gli si avvicinò e, dopo averlo
esorcizzato, lo attrasse nell’ardente fornace approntata in una fossa vicino alla chiesa. Mentre il
Santo ne uscì illeso, senza che le fiamme ne denigrassero la stola e le vesti, il mago in pochi attimi
divenne cenere.
Debellato Eliodoro, Leone effettuò numerose visite pastorali, durante le quali probabili soste
furono Rometta, Longi e Sinagra, cittadine ancora oggi profondamente devote al Santo ravennate.
A Sinagra, in particolare, si tramanda che Egli visse in una grotta nel vallone d’Orecchia sulla quale
è stata in seguito costruita una piccola chiesa. Lungo l’antico e abbandonato sentiero che un tempo
metteva in collegamento tale località col paese si sarebbe svolto l’incontro tra San Leone e il
diavolo. Secondo la leggenda, Satana fu scacciato da Leone incidendo su una pietra una croce
tutt’oggi visibile. Non solo leggenda però. Oggi San Leone rimane esempio e modello per le nuove generazioni: ad esse la Pro Loco di Sinagra si rivolge ogni qualvolta organizza momenti culturali e artistiche che hanno al centro il grande Taumaturgo.
Comm. Marcello Proietto di Silvestro
Direttore Responsabile
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