La Storia di Sinagra
Il toponimo, secondo alcuni studiosi, deriverebbe dal latino Sinus aggeris ovvero insenatura arginata: il paese sorge infatti su un terreno conquistato, in corrispondenza di un gomito, al corso del fiume grazie ad un argine che agli inizi del 1900 era ancora ben riconoscibile.[2] Nel territorio sono stati segnalati rinvenimenti di materiale archeologico risalente all’età greca (contrada Zigale). Le prime attestazioni della località sono contenute in alcune fonti scritte risalenti all’XI-XIII sec.. In particolare la località risulta menzionata come Senagra nella lista lista di 34 nomina autem civitatum et castellorum assegnati alla diocesi di Troina.[3] Alla metà del XIII sec. viene qualificata in più documenti come casale. Porzioni del suo territorio risultano assegnate al monastero di San Nicolò Lo Fico di Raccuja (la Chiesa della Madre di Dio de Farasiis [Faraxis], la chiesa di S. Leone.[4]
[1] Senaria nella bolla di Eugenio III del 1151, Sinagra in Arezio e Fazello, Synagra in Maurolico.
[2] F. Nastasi – S. Raccuglia, Sinagra, Storia delle città di Sicilia, III 21, Acireale, 1910, p. 2
[3] R. Pirro, Sicilia sacra disquisitionibus et notitiis illustrata, I-II, Panormi, 1733, (ed. anast. con introduzione di F. Giunta, Bologna, 1987), I, p. 495. .
[4] Diploma di Re Ruggero a Blasio abbate di S. Nicolò de la fico contenente la delimitazione dei possedimenti del monastero (1144 novembre indiz VIII). LL. Biblioteca Comunale di Palermo, Ms Qq.H.10. Originale smarrito. P. Collura, “Appendice al regesto dei diplomi di re Ruggero compilato da Erich Caspar” in Atti del Convegno Internazionale di Studi Ruggeriani (21-25 aprile 1954), Palermo, 1955, vol. II, p. n. 5, pp. 614-625.
Rimasta sino al 1282 in potere del Vescovo di Patti, cui l’aveva concessa nel 1249 in scambio della Terra di Santa Lucia[1], dopo la guerra del vespro Sinagra fu concessa alla famiglia dei Lancia e figura come possesso di Manfredi Lancia nel censimento feudale del 1320. A seguito del matrimonio della figlia di Manfredi, Margherita, Sinagra passò nel 1364 ad Antonello Ventimiglia. Ceduta per mille fiorini ad Enrico Russo, conte di Aidone, a metà del XIV sec. la località ritornò ai Ventimiglia nel 1396 e pochi anni dopo, nel 1400, in possesso dei Lancia. Nel 1460 il barone di Sinagra ottenne per sé ed i suoi eredi dal re Giovanni la giurisdizione criminale, mero e misto impero, su tutta la terra. Ad inizi del 1500 il centro, che contava 315 case[2], ovvero circa 912 abitanti, passò agli Afflitto, prima Nicolò Antonio, signore di Mezzano, quindi il figlio Pietro ed in successione gli eredi Baldassare, Pietro II, Vincenzo e Pietro. L’erede di quest’ultimo Vincenzo a fine del XVI sec. cedette il feudo ad Antonio Ventimiglia che lo passò alla figlia Laura Fiordiligia che a sua volta lo portò in dote allo sposo Girolamo Ioppolo, conte di Naso. Colpita dalla peste del 1575 Sinagra sotto i conti di Naso, secondo i dati del censimento, contava 912 abitanti[3]
Nel 1647 i sinigrasesi, solidali con gli abitanti di Sant’Angelo di Brolo in rivolta contro le gabelle, affrontarono, mettendoli in fuga, i soldati di Muzio Sapadafora inviati per reprimere i moti popolari. Nel censimento del 1652 la popolazione risulta di 1137 abitanti distribuiti in 328 famiglie[1]. Girolamo Ioppolo ottenne, grazie ad un donativo, nel 1654 da Filippo IV il titolo di duca che trasmise nel 1685 al figlio Diego. Gravissimi i danni e le vittime registrati nel terremoto del 1693: nel censimento del 1713 gli abitanti si riducono a 676 distribuiti in 109 famiglie[2]. Dopo la morte nel 1725 di Diego Ioppolo, il ducato di Sinagra pervenne nel 1735 al principe Giovanni Diego Sandoval di Castelreale, marito di Giuseppa Ioppolo, che dopo i danni subiti dal paese nel terremoto del 1739 decise di stabilirsi nella vicina Naso. A Diego Sandoval successero il figlio Cono Giuseppe, morto senza figli, e quindi donna Marianna Ioppolo ed il marito Duca di Misterbianco durante la cui signoria a seguito dell’abolizione nel 1812 dei diritti feudali, iniziò il reggimento a comune del centro. Nel 1827 una grande alluvione ingrossò straordinariamente il fiume, investendo il paese con la distruzione di numerose abitazioni e delle antiche chiese di S. Nicola, di S. Rocco, di S. Caterina, di S. Isidoro e la devastazione della piazza pubblica di S. Teodoro.
Un analogo disastro si ripeté il 18 agosto 1837 con nuove distruzioni che portarono ad una ricostruzione complessiva del centro abitato secondo una impianto prolungatosi sino ai nostri giorni. Nel 1840 veniva costruita la nuova chiesa Matrice in sostituzione di quella di S. Nicola. Durante i moti del 1848 due cittadini di Sinagra, Alberto Ioppolo e Alberto Salleo, mobilitarono circa 500 uomini che si concentrarono a Brolo in funzione antiborbonica. Nel 1860 il 16 agosto in occasione della festa di S. Rocco la bandiera dell’Italia unita fece la comparsa dietro il simulacro del santo durante la processione.
[1] V. Amico, op. cit., p. 503.
[2] V. Amico, op. cit., p. 503
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