Beniamino Joppolo
Sinagra è anche arte e cultura;al riguardo, occorre innanzi tutto ricordare l’indiscusso talento di Beniamino Joppolo che nella cittadina nebroidese ha trascorso lunghi periodi della sua vita. Il noto scrittore, nato a Patti nel 1906 e morto a Parigi nel 1963, ha pubblicato numerosi romanzi, saggi ed opere teatrali, alcuni dei quali composti proprio a Sinagra. Tra i più conosciuti: “Tutto a vuoto” , “La Giostra di Michele Civa” , “Un Cane Ucciso” ed ” I Carabinieri” ; da questo lavoro, datato 1945, Jean-Luc Godard trasse nel 1963 una riduzione cinematografica. Beniamino Joppolo è stato anche pittore; i suoi dipinti circolano regolarmente nelle grandi retrospettive nazionali ed internazionali dedicate al Movimento Spaziale.
Leone Agnello
Leone Agnello nato a Sinagra (Messina) nel 1922, si è formato nell’Università di Messina alla scuola di Vincenzo La Via. Dal 1963 ha iniziato un’intensa attività didattica e scientifica, avendo come punto di riferimento il quadro problematico del “personalismo critico” di Giuseppe Catalfamo. A partire dal 1968, anno nel quale conseguì la libera docenza in Pedagogia, ha insegnato ininterrottamente fino al 1993 nella Facoltà di Magistero, dopo ridenominata di Scienze della formazione, dell’Università di Messina dove ha contribuito alla formazione di numerose generazioni di studiosi, insegnanti ed educatori. Le sue ricerche, condotte con notevole acume ed equilibrio, assumeranno via via il carattere di un’analisi critico-epistemologica, oltre che storiografica, della struttura della “Pedagogia” concepita, più che come una singola disciplina, come un settore organico ed articolato di ricerche concernenti “l’educazione” e aventi una loro irriducibile peculiarità interdisciplinare.
Con le diverse monografie e con la traduzione di alcune opere, ha contribuito a far conoscere in Italia pedagogisti stranieri rappresentativi del panorama pedagogico del Novecento, in particolare della pedagogia tedesca(Eduard Spranger, Herman Nohl, Theodor Litt, William Heard Kilpatrick, Bertrand Russell, Édouard Claparède, Jean Piaget, Hans Aebli, Jerome Bruner, Wilhelm Flitner, Otto Friedrich Bollnow, Josef Derbolav). Da essi ha preso spunto per l’approfondimento di problemi, contenuti, esperienze e metodologie che contribuiscono a dare senso e validità all’universo del discorso pedagogico. La sua produzione “si presenta nell’insieme, come una esemplare, felice combinazione tra la cultura pedagogica della nostra migliore tradizione e la produttiva apertura ai nuovi orientamenti d’indagine affermatisi nel mondo occidentale. Leone Agnello ha recato fondamentali contributi alla cultura pedagogica italiana, sia dal punto di vista storiografico sia dal punto di vista teorico nella trattazione dei problemi più scottanti del dibattito pedagogico italiano e straniero”.
Nei suoi lavori ha sottolineato soprattutto la connotazione ermeneutico-pragmatica del discorso pedagogico e l’esigenza per la pedagogia di farsi “ricerca impegnata” in senso etico e antropologico-culturale, in modo da essere capace soprattutto di affrontare il compito del rinnovamento critico delle istituzioni scolastiche e formative. Va letta in questo quadro la sua grande attenzione anche ai problemi didattici che trovano, a suo avviso, il nodo centrale nel concretizzarsi del senso educativo come traduzione del sapere in competenze e motivazioni di responsabilità. Le ultime sue ricerche lo hanno portato a condividere con Derbolav la riformulazione del quadro della epistemologia pedagogica contemporanea come di una scienza che ha un innegabile riferimento ad esigenze di “realtà”, “oggettività” e “positività”.
Personalità versatile, capace di sperimentare sempre nuovi percorsi: dopo la musica, la filosofia, la pedagogia, ormai in pensione, ha lavorato alla riscrittura in versi di diverse opere poetiche greche e latine, che ha pubblicato in edizione limitata in una decina di volumetti. Ha continuato così il suo dialogo formativo con i grandi poeti e tragediografi dimostrando una inedita produttività ermeneutica e creativa.
Emanuele Giuffrè
Grande successo ha riscosso Emanuele Giuffrè con l’opera “Il Paese dei Vasilicchi”, che racconta abitudini di vita, virtù, difetti, vizi della popolazione di Sinagra della prima metà del Novecento. Il libro, definito dal Prof. Aurelio Rigoli come vera e propria carta d’identità di un territorio, ha suscitato l’interesse del regista Vittorio Sindoni che, con ogni probabilità, ne trarrà un film.
Diego Joppolo
Fra gli artisti cui Sinagra ha dato i natali, Diego Joppolo, fratello di Beniamino e talentuoso poeta e pittore.
Carmelo La Cava
Sempre della popolazione sinagrese, ed in particolare della condizione contadina degli anni cinquanta, si parla in “Vendemmia e Mietitura nella Sicilia del Novecento” di Carmelo La Cava, detto il poeta Bucaneve. Nato a Sinagra nel 1926, La Cava è un artista di grande estro e sensibilità, oltre che dalla travolgente simpatia.
Paolo Scarso
Paolo Scarso ( Avola 1926 – Sinagra 2007 ) vince col massimo dei voti il concorso magistrale presso il provveditorato di Messina e inizia a Sinagra la sua carriera di insegnante. Conseguita la Laurea in Pedagogia nel 1979 vince sia il Concorso a Cattedra che il Concorso Direttivo. Sceglie la carriera direttiva che porta a termine con soddisfazione fino al raggiungimento dei limiti di età. Fra il luglio del 1996 e il marzo del 2000 pubblica per i tipi di LO FARO EDITORE – ROMA tre interessanti saggi filosofico-pedagogici: ” Unità e molteplicità in Rousseau”, “Gli sgarri filosofici di Cartesio” e “Galileo Galilei”.
Melo Ballato
Melo Ballato nasce a Sinagra,precisamente in via Principe Amedeo che era il fulcro,per quei tempi,della vita socio-economica del paese in quella casa “A quattrusulara”,così da lui definita, che era una fucina di gente dedita da mattina a sera alla semplicità del lavoro.Di quella casa,di quell’epoca,della vita tra gli amici del suo quartiere, si porta dentro nella mente e nel cuore tutti i valori positivi che spesso riaffiorano nelle sue composizioni.
Si Laurea in “Filosofia”all’Università degli studi di Messina, verso la fine di quegli anni ’60 caratterizzati da un grande fervore culturale e dopo il matrimonio collaborerà con la moglie in Farmacia.
Da sempre appassionato di Folk e tradizioni e portato alla musicalità, pur non avendo mai studiato musica, si dedica alla canzone “cantastoriale. Partecipa a varie edizioni del Festival della canzone Siculo-Calabro,organizzato dalla R.T.P. di Messina e presentato da Lillo Alessandro,vincendo con “Odissicula” l’edizione del 1991.
Qualche anno dopo, iscritto alla Società Italiana Autori Editori, partecipa a Catania come compositore al Festival Della Canzone Siciliana organizzato da Antenna Sicilia e con la canzone “Vogghiuturnari”(meglio conosciuta col titolo “Ritorno ai Nebrodi”) ottiene sul Giornale Di Sicilia Di Catania il massimo dei voti in una delle puntate festivaliere.Vanta una consistente produzione di lavori musico-dialettali che ogni anno scandiscono le tappe,ormai tante,del suo viaggio esistenziale.
Melo si ispira alla società che ci circonda,ai ricordi,al proprio paese con le sue bellezze e le insite problematiche, in un continuo e critico-dinamico raffronto tra due mondi,passato e presente,che tra loro si allontanano sempre di più.Si applica nel raccontare e “raccantare”la Sicilia e la “Sicilianità”nelle sue mille sfaccettature e contraddizioni. Canta Sinagra e la sua storia,i personaggi,l’arte dei suoi vicoli e delle case di pietrapermeate di antichità e di tempo,anima e testimonianza della laboriosità e dell’estro dei nostri Padri.Canta il fiume, con le sue colorite vicende, fiore all’occhiello di un paese e un tempo anche sua fonte di sostentamento. Tratta temi sociali e politici, con amara ironia e tragico realismo. Canta le Chiese,i Santi della religiosa tradizione,risaltando ed esaltando “SANTU LIO”,il Santo Patrono che rappresenta l’essenza amalgamante di tutta una comunità.A Lui dedica parte della sua vena “poeticanticale” tramandandone la Sua vita,le leggende e la fede di chi crede nelle Sue Santifiche capacità di intercessione miracolosa.
Tutto questo va a comporre il suo vasto repertorio, fatto da più di 300 composizioni, parole e musica.
Con la modestia che lo ha sempre contraddistinto Melo concepisce come una sana terapia curativa per la mente e lo spirito il suo perpetuo fantasticare,un bisogno improrogabile di soddisfare quel senso di libertà che lo porta ad interiorizzare e a esternare le proprie idee e convinzioni.
Ha il merito di non essersi mai preso tanto sul serio,cosciente e consapevole dei propri limiti “S’à misuratusempri cu’ so parmu”. Rimane il fatto che alcune delle sue canzoni sono diventate negli anni colonna sonora per l’intera comunità Sinagrese.
In “Io con le mie canzoni” si pone nei confronti della globalità culturale nei seguenti termini: “La cultura è come il mare, profondissima e infinita e noi con il nostro sapere siam solo gocce evaporate, siam solo dei soffi di vita di un universo sconosciuto,d’una galassia indecifrata…raggiunta mai, sempre agognata.”
La sua principale prerogativa è quella di credere nel valore grande dell’amicizia,nella gente, quella più umile e quindi più vera. Crede nel cammino l’uno a fianco all’altro,insieme,nella solidarietà d’un percorso vitale che in una unità d’intenti porti al bene comune.
“Intoneremo all’uguaglianza,contro qualsiasi egemonia,sperequazione o idolatria,scalini,scale e gerarchie.Intoneremo all’amicizia,la vera senza ipocrisia, a orecchio insintosincronia. Intoneremo alla giustizia a tutto quello ch’è utopia,alla libertà, all’anarchia a chi verrà…a chi và via”.
Questo il suo credo!
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